12 Aprile: La Conquista di S.Osvaldo - Gruppo Alpini Roncegno

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12 Aprile: La Conquista di S.Osvaldo

La 1a G.M.


12 APRILE: LA CONQUISTA DI S. OSVALDO   

di Luca Girotto


14 aprile 1916: ufficiali italiani presso i ruderi della conquistata chiesetta di S.Osvaldo.

La boscaglia tra Prà del Voto ed il cocuzzolo di S. Osvaldo recavano ancora i segni dei furiosi combattimenti di pochi giorni prima quando, la sera dell'11 aprile, un plotone di Schutzen volontari dell'Alta Austria, comandato dal Feldwebel Franz Kriz ed aggregato al gruppo alpino del capitano Habermann, riceveva l'ordine di occupare la zona di S. Osvaldo assieme ad un plotone Landschutzen, rafforzando gli esigui avamposti colà esistenti. "L'impresa fu portata a termine senza venire ostacolati da parte del nemico (...) ", ricordava lo Schutzen Conrad "(...) Essi si sistemarono là saldamente, per quanto fu possibile, stesero un paio di sbarramenti di filo spinato e disposero ogni cosa per la difesa. " L'ordine era chiaro: la chiesetta ed i dossi boscosi soprastanti dovevano essere mantenuti ad ogni costo.
Appena effettuato il cambio, il Kriz inviava una pattuglia guidata dall'Unterjager Pilz ad esplorare il pendio verso Voto; dopo circa un'ora gli uomini riemergevano dal buio riferendo di ben definiti rumori di colonne someggiate e di scarico di materiali dietro le posizioni italiane, evidenti preparativi per un attacco imminente.
Verso mezzanotte alcune pattuglie italiane avvicinate si ai reticolati seminano inquietudine nella guarnigione: è ormai questione di ore. Finalmente, verso le 2.40 del mattino del 12, ha termine la snervante attesa: un fuoco tambureggiante di piccoli e medi calibri, cui si aggiunge ogni tanto la possente voce del mortaio da 210 mm di Bagni Sella, inizia a martellare la ridotta e le trincee circostanti la cappella di S. Osvaldo senza che si verifichi la benchè minima reazione da parte delle artiglierie austroungariche.
E' un bombardamento finalmente efficace, che interra le trincee e distrugge i reticolati causando le prime perdite al presidio, al quale viene inviato di rinforzo un plotone di terrorizzata fanteria polacca del nucleo di Landesschutzen del capitano Habermann.
"Era un ballo infernale, cadevano granate su granate, La terra tremava, gli alberi colpiti andavano a pezzi come vetro e l'orrore cresceva sempre più.
I difensori stavano rintanati nelle poche caverne, addossati l'uno all'altro, nel continuo timore che la copertura cedesse e li sotterrasse.
" (C. Rauch).
Alle 4.00 del mattino il ballo inizia anche per le truppe italiane: sotto la copertura dell'artiglieria, le forze ammassate nelle trincee di Voto iniziano nel massimo silenzio l'avvicinamento alle posizioni nemiche di q.l450. Stavolta, memore dell'assurdo massacro provocato dagli assalti frontali della compagnia Baseggio, il responsabile dell'operazione, ten. col. Padovani, ha predisposto un ben congegnato movimento aggirante allo scopo di infliggere il colpo decisivo da direzione imprevedibile: procedendo a mezza costa lungo il versante di val Larganza e Cinque Valli, tre compagnie del IV/84° al comando del magg. Bernardi della Rosa operano un progressivo avvolgimento di S. Osvaldo da est e da nord, ove il terreno, studiato in precedenti ricognizioni, si presenta più accessibile; contemporaneamente una quarta compagnia si inerpica sulle pendici meridionali del cocuzzolo, spostandosi sul costone di Valcanaia e salendo fino a ridosso del reticolato per attirare verso sud l'attenzione avversaria. La 2a e la 3a campo del I/84° agli ordini del capitano Sarazzi (già distintosi nei combattimenti presso Voto nei giorni 4,5, e 6 aprile) seguono i reparti attaccanti da nord, quali riserve immediate.
La 1a compagnia dell'84° (capitano Aiazzi) punta invece contro casa Pendola, sullo sperone tra i torrenti Larganza e L'Argento, per un'azione dimostrativa.
Ritenuto sufficiente il tiro di preparazione sulle prime linee, verso le 9.30 l'artiglieria italiana inizia il previsto fuoco di sbarramento sulle retrovie interrompendo ogni comunicazione tra il centro di comando di Erterli e le trincee avanzate.
Un attimo dopo tutti i difensori della chiesetta, Schutzen volontari e Landesschutzen, sono fuori dai ricoveri, le armi in pugno, pronti ad accogliere gli assalitori.
Da sud, appena sotto i reticolati, provengono rabbiose scariche di alcuni
plotoni di fanteria italiana che però non si scoprono: è dunque questa la minaccia?
Gli austriaci tirano un sospiro di sollievo; la posizione dominante, il terreno impervio e ripidissimo, gli apprestamenti bene organizzati, possono vanificare qualunque attacco frontale! Ma ecco l'imprevisto: da una direzione del tutto inattesa, dalla valle del torrente L'Argento, sbucano ormai vicinissimi gli elmetti d'acciaio di centinaia di fanti del IV/84°. Baionetta in canna, due compagnie in prima schiera ed una ad immediato rincalzo superano di slancio i resti sconvolti dei cavalli di Frisia e irrompono nella posizione tra alte ed ingenue grida di "Viva l'ltalia!"e "Avanti, Savoia!".
Lo spettacolo di distruzione offerto dalla chiesetta e dai circostanti apprestamenti difficilmente lascerebbe immaginare possibilità di sopravvivenza per qualche difensore; eppure dalle trincee sventrate, dalle buche delle granate, da dietro i tronchi sbrecciati degli abeti, fucili e mitragliatrici iniziano il loro concerto di morte aprendo ampi vuoti nella massa degli attaccanti.
Con il coraggio della disperazione gli Schutzen si difendono, dapprima a colpi di bombe a mano, poi in feroci corpo a corpo nei quali viene impiegato tutto ciò che capita: pugnali, baionette, calcio del fucile, picconi, mani nude. "(...) gli italiani fecero irruzione nella nostra postazione (...) .
Sul bordo della trincea se ne stava; buon ultimo; il sessantenne Holznecht Raffelsberger di Grunau, il quale trent'anni prima era stato condannato per omicidio (...) durante una rissa.
Si decise finalmente a saltar dentro la trincea e; in mezzo agli italiani; menava fendenti col fucile esattamente come succede qualche volta nell'Alta Austria durante le risse dei giorni festivi.
Poichè sembrava ormai perduto; senza possibilità di salvezza; i compagni lo avevano abbandonato da un pezzo.
Ma; il giorno seguente; egli riapparve suscitando generale sorpresa.
Fatta eccezione per delle piccole fèrite; era uscito indenne dalla lotta.
Per il suo valore ricevette la piccola medaglia d'argento.
" (O. Schmotzer).
Poco per volta, bombe a mano e munizioni cominciano a scarseggiare agli Schutzen ormai decimati: da un'ora e mezzo si combatte accanitamente ed ecco che un robusto nucleo italiano, a causa dell'improvviso cedimento del plotone polacco aggregato ai Landesschutzen, riesce ad incunearsi nell'ultima linea di difesa spezzando in due lo schieramento austriaco.
Con una superiorità numerica schiacciante, sei a uno, gli italiani riempiono letteralmente i camminamenti travolgendo in pochi minuti ogni resistenza. Nel mezzo della mischia un proiettile tronca di netto un dito allo Schutze Brunnmayer: "(...) egli, convinto che un dito in meno non era poi tanto svantaggiato, gridò rabbiosamente: - Questo te lo faccio pagar caro! -, saltò addosso all'italiano e gli vibrò con forza sul capo il calcio del suo fucile, come se volesse schiacciare con lui il regio esercito.
Subito attorno a quello scalmanato si raccolse un gruppo di avversari: uno di loro riuscì ad immobilizzarlo ed egli, gravemente ferito, fu fatto prigioniero
" (C. Rauch).
Attaccati da tre lati, poichè anche la compagnia italiana schierata a sud della posizione ha ormai superato i reticolati, volontari e Landesschutzen sono costretti ad evacuare la ridotta, ritirandosi verso malga Erterli.
Alle 11.30 la chiesetta di S. Osvaldo e le immediate adiacenze sono in pieno possesso delle truppe del ten. col. Padovani.
Sul terreno restano una quarantina di austriaci morti o feriti e 22 cadaveri di italiani.
Questi ultimi hanno inoltre avuto 57 feriti, catturando però 17 militari imperialregi, in prevalenza polacchi, e 2 ufficiali.
Le cinque ore successive all'occupazione del cocuzzolo sono impiegate dai fanti per rifiatare e per apprestare a difesa la posizione tanto contesa. Verso le 16.30, passate in prima linea le due (2a e 3a) del I/84° fino ad allora rimaste di rincalzo, riprende l'attacco verso l'obiettivo successivo: Spigolo Frattasecca e case Erterli.
Sebbene battuti dalle artiglierie avversarie finalmente risvegliate si e su terreno coperto da circa un metro di neve, gli italiani riescono ad inerpicarsi sulle pendici orientali di q. 1623 (Sasso Alto) , fino al ripiano di q. 1581; qui, non ritenendo possibile avanzare ulteriormente data la stanchezza della truppa, il terreno sempre più difficile ed il fuoco di sbarramento proveniente dal Panarotta, il capitano Sarazzi decide di sostare rinviando l'attacco all'indomani.
Le truppe si accomodano alla meglio nella neve per passare la notte all'addiaccio, nel bosco, a poche decine di metri dal nemico.
Sulla destra viene preso collegamento con q. 1147, a sinistra con i fanti dell'83° a Valcanaia.
Avanzare da S. Osvaldo verso q. 1581, contendendo il terreno metro per metro ed albero per albero, è costato altri 4 morti e 5 feriti; tra i caduti figurano anche i sottotenenti Minunni e Vignuzzi , quest'ultimo protagonista di ardite ricognizioni su S. Osvaldo nei giorni precedenti.
La compagnia del capitano Aiazzi, adempiuto al compito dimostrativo affidatole ed incontrando fortissima resistenza ad opera di nuclei avversari (Landesschutzen e riservisti del III/37°) presso casa Pendola, ha nel frattempo dovuto ripiegare sulla località Tezzel, in Val Larganza, riparandosi nelle baite semidistrutte.



12 aprile 1916: artiglieria d'assedio italiana, in azione contro S.Osvaldo dalle postazioni di S.Giorgio
("la Rocchetta") a sud di Borgo. Fase di caricamento di un cannone da 149G.





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25/02/2023
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