Dal16 Agosto al 19 Ottobre 1917 - Gruppo Alpini Roncegno

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Dal16 Agosto al 19 Ottobre 1917

La 1a G.M. > I Profughi

TUTTI I TESTI E LE FOTO SONO TRATTI DAL LIBRO
FILOMENA  BOCCHER DIARIO DI UNA MAESTRA IN ESILIO
NEL <<LAGHER>> DI MITTERNDORF
A CURA DI LENINA BOCCHER E VITALIANO MODENA


PARTE TERZA


1917

DAL 16 AGOSTO AL 19 OTTOBRE


Una classe di scolari: Carlo Murara è in terza fila, il secondo da sinistra ( proprietà P. Murara )



Devozione al Sovrano.

16 agosto. Stasera nell' edificio scolastico si fece una festicciola in omaggio all'Imperatore, di cui domani è il natalizio. Furono invitate tutte le principali autorità del "Lager" e i corridoi eran zeppi di scolaretti e scolarette. Una mia scolara recitò una lunga affettuosa poesia in italiano, una bambina recitò pochi versi in tedesco, alcuni orfanelli dissero pur essi auguri affettuosi all'Imperatore. Si cantò un inno da un coro di scolari e scolare; le note soavi sembravano sgorgare da piccole urne d'argento, vibranti d'intimo affetto, di illimitata devozione al giovane, buono, glorioso Sovrano. Tutti fecero del  loro meglio; ma non fu applaudita che la bimba che recito in tedesco.

17 agosto.
È il giorno natalizio dell'Imperatore. I principali edifici dell'accampamento sono imbandierati; la banda musicale suonando festosa, girò per le vie, e i bimbi in folla la seguivano. Pieno di miserie è questo campo; inenarrabili dolori struggono tanti poveri profughi; maltrattati ed oppressi gemiamo da lunghi mesi nella schiavitù. Eppure oggi, sulle labbra di tutti, si arresta il lamento; dagli occhi non sgorgano che lacrime di commozione; i cuori palpitano di fedele amorosa devozione al nostro Sovrano. Noi sappiamo ch' egli è buono e che ci ama e che profonde generose elargizioni per noi; sappiamo che il nostro patire non è voluto da lui, ma dai barbari ch' egli ancor non conosce.

Per poco che duri cosi, faremo un altro rimpatrio.


18 agosto.
Sono andata al magazzino a prendermi la stoffa per un vestito. Prima di tutto ho dovuto presentarmi alla direttrice del laboratorio delle sarte "Mimmi Braun". Stava fumando una sigaretta e sullo scrittoio, dinanzi a cui stava sdraiata come una sultana, c'erano delle magnifiche pere. Udita la mia domanda, mi rinviò a un' altra signorina tedesca, la quale mi parlò con tanta superbia ch'io esclamai: "Io credevo che la nostra sovrana fosse Zita d'Asburgo, ma mi pare che qui vuol essere un' altra. Ce ne ricorderemo". Gl'impiegati tacquero e non risero. Ebbi finalmente la stoffa, e me n'andai implorando dal Cielo una fine al dispotismo tedesco in questo "Lager".

19 agosto.
Le Autorità hanno deciso di levare da questo accampamento qualche migliaio di profughi e di trasportarli a Deutschbrod in Boemia. Una deputazione è andata a vedere come ci si sta. La risposta non è stata incoraggiante. Pare che si tratti di passar dalla graticola alla brace. Tutti temono, tutti esitano a decidersi. Quando si credeva fosse giunto il momento di andare in Tirolo, ci si prepara un soggiorno in Boemia.

20 agosto.
Sono assai indebolita fisicamente e il cibo che ricevo è insufficiente per la quantità, pessimo per la qualità; quello che ricevono i miei genitori è inqualificabile e da comperare si trova ormai pochissimo e questo a prezzi, cui le mie entrate non reggono: burro a 29 K il kg; zucchero a 9 K; farina di granoturco a 6.50 K; pane a nessun prezzo.

21 agosto.
Son venute tre monache canossiane nell' accampamento. Pare siano state qui invitate per affidar loro le cucine, ma son già partite. Torneranno? Le direttrici tedesche delle cucine cederanno il campo alle monache? Ora che generi alimentari non ce ne son presto più, si vogliono affidar le cucine per i profughi alle monache, perché esse facciano miracoli. Ad ogni modo, sarebbe pur tempo che l'affare delle cucine passasse a mani più pulite e più coscienziose.

23 agosto.
Da alcuni giorni il cibo mi fa più nausea del solito. La carne puzza orribilmente, la minestra è tutto sale e acqua, la verdura è una sudiceria. lo mi sforzo di mangiare perché ho fame; ma mangio con schifo e poi mi sento male. Ho saputo che le Suore canossiane esitano ad assumersi l'incarico delle cucine in questo accampamento. Intanto si dà ai profughi un cibo sempre peggiore, sempre più insufficiente.

24 agosto.
Giornata afosa, in cui l'anima mia si sente oppressa perfino dall' atmosfera. Papà stasera mi disse: "Colla debolezza che abbiamo, non occorre pensar al rimpatrio in Tirolo; per poco che duri ancor così, faremo un altro rimpatrio!"

28 agosto.
Quelli di Vermiglio andranno in Tirolo; non nei loro propri paesi potranno ritornare, ma si spartiranno in alcuni comuni della Val di Sole e di Non. I miei genitori desiderano con un'ansia che mi sgomenta di poter essi pure rimpatriare, ma ohimè, la Patria vuol altrimenti! La Patria cui tutto abbiamo sacrificato.

29 agosto.
È freddo; soffia un vento impetuoso. Papà è venuto stasera a portarmi una fetta di polenta. Avevo tanta fame, e dalla cucina non avevo ricevuto che un po' di ricotta acida e un cucchiaio di broda verde ed insipida. Colla polenta ho calmato lo stomaco affamato e poi ho fatto lezione a due ragazzette che vengono da me tutte le sere. Avrei tanto bisogno di riposare, ma non mi è concesso mai. O devo rifiutarmi alle preghiere delle mie scolare, o devo sacrificarmi. Se avessi forza, lo farei volentieri; ma ridotta come sono, non lo potrei. Aspetto con ansia un evento che cambi la nostra condizione, migliorandola o rendendocela più propizia a vivere più umanamente. Oggi ho potuto avere una tessera per pane; sono andata dal fornaio, ma mi fu rifiutato un pezzo di pane con disprezzo: "Niente pane !". E io risposi: "Gott vergelte es Ihnen!") ("Dio La ricompensi").

Pellegrinaggio


30 agosto.
M'è giunta oggi anche una cartolina da mio cugino Luigi Roner ch' è prigioniero in Russia. lo gli avevo scritto ai 4 marzo e l'ha ricevuta ai 3 giugno; egli mi ha scritto ai 4 giugno e l'ho ricevuta ai 25 agosto; poi m'ha scritto ai 30 giugno e ho ricevuto oggi. Povero prigioniero! La dolorosa Via Crucis che ha fatto! Fu ferito alla testa da una granata il 25 luglio 1916; colla testa fasciata attraversò la Russia e fu condotto in Siberia, dove Dio solo sa quanto ci soffra. La grossa striscia nera con cui la censura ha coperto qualche periodo, non impedisce di indovinare qualche cosa. Egli mi scrive: "Quando verrà quella sospirata pace? Pare che Dio non ci sia più". C'è, sì; oh, venga la Sua ora!

1° settembre.
Una mia scolara è venuta a dirmi che la sua famiglia ha ricevuto il permesso di rimpatriare, e che partirà lunedì. Era tutta contenta; gli occhi le splendevano di gioia. Va a Bosentino. E noi, quando torneremo a Vattaro? Sul giornale d'oggi ho letto che l'autorità politica in un imminente decreto intenderebbe dichiarare liberi per il rimpatrio di profughi molti paesi, tra i quali anche Vattaro. Ma chissà! A condurci qui sono stati solleciti; ma a lasciarci liberi esitano.

3 settembre.
Sono stata dalle Suore. Mi hanno invitata ad andare insieme con loro e con gli orfanelli a fare un pellegrinaggio alla Madonna di Lanzensdorf. È la seconda volta che m'invitano. La prima volta non ci sono andata; questa volta non saprei qual pretesto accampare per non acconsentire all'invito, d'altronde tanto gentile e caritatevole. Ma io provo una gran ripugnanza a muovermi, a girare per questi paesi: preferirei star rinchiusa tutti i giorni nella mia stanza. Qui in mezzo ai miei pochi libri, alle poche cose care che mi restano, sento meno acuta la nostalgia; fuori, nelle vie, per la campagna, l'aria mi opprime, la terra mi scotta sotto i piedi, la natura mi sembra nemica.

5 settembre.
Sono stata a Lanzensdorf colle Suore e cogli orfanelli. V'è in quel paese un santuario di Maria. Il sacerdote che era venuto con noi celebrò la S. Messa cui assistemmo più con nostalgia che con devozione. Qual differenza da quel Santuario a quelli dei nostri paesi! lo mi trovavo perfino a disagio. Attiguo alla chiesa c'è un convento di frati. Ne ho visto uno con una pipa in bocca passare per la via. Di tedeschi, neppure uno di quei frati s'avvicinò a noi. Ma ce n'era uno che era confinato là per motivi politici: un Albanese che sapeva 1'italiano e non il tedesco. Questi s'avvicinò gentilmente e cordialmente al nostro sacerdote tirolese, alle Suore e agli orfani, e ci accompagnò fino alla stazione di Himberg. Qui vedemmo prigionieri italiani e parlammo con loro.


Ogni giorno partono profughi alla spicciolata: quelli che rimangono ..


6 settembre.
Oggi si celebrò la S. Messa, cui assistette la scolaresca. Incomincia un nuovo anno scolastico. Le maestre san quasi tutte punto di lena. Una mia collega mi disse che mentre si cantava il " Veni Creator" essa si sentiva stringere il cuore di dolorosa apprensione. lo non so che cosa sarà di me: sento solo che san presso a soccombere, se Dio non s'affretta a venire in mio aiuto. Troppo, troppo pesante è la croce che grava sulle mie spalle! Perché è una di quelle croci che non solo pesa, ma schiaccia, ma impedisce perfino di rivolgere lo sguardo al Cielo.

7 settembre.
Ho incominciato la scuola. Si sono presentate 30 scolare: ce ne sono di Vallarsa, di Terragnolo, di Sacco, di Noriglio, di Vermiglio, di Roncegno, di Marter.

8 settembre.
Da tre giorni non vado in baracca. Vien qualche volta la mamma a portarmi qualche cosa. E io sto qui: non ho voglia di condurre a passeggio il dolore che mi strugge. Sto qui sola: io non ho nessuno in cui possa confidare, da cui possa sperare una parola di conforto: nessuno!

9 settembre.
Da una persona influente nel "Lager" oggi mi fu detto che forse si tarda tanto a concedermi il permesso di ritornare a Vattaro col pretesto che ci sia qualche sospetto politico su di me. Ancora questo dovevo sentire. Basta, io non so più che cosa fare.

10 settembre.
Stasera sono andata dalle Suore dell'Orfanotrofio e mi ci sono fermata a lungo. Si parlò di scuola, di maestre, di miserie. lo ascoltavo la Superiora e ammiravo e invidiavo la serenità e la calma con cui sa prender le cose. Soprattutto sa esser buona senza tormentarsi, sa lavorare senza affaccendarsi, sa fare il bene senza preoccuparsi.

11 settembre.
Alla mia collega G. P. è giunto il permesso di rimpatriare. Ha presentato la supplica dopo di me ed ebbe già evasione. lo attendo con ansia penosa ...

12  settembre.
Anche la mia collega Anna de Manincor, figlia della mia maestra, ha ricevuto oggi il permesso di ritornare a Trento. lo aspetto sempre invano.

13 settembre.
Oggi su L'Eco del Litorale ho letto: "A Roncegno non c'è più villa, non c'è più albergo, non c'è più casa, che non rechi il segno del tremendo flagello. Essa offre oggi l'aspetto d'un paesaggio pompeiana e gli splendidi vigneti, un tempo così fecondi, giacciono abbandonati".

14 settembre.
È partita la mia collega Anna de Manincor. Va a Trento. Va a trovare la sua mamma, le sue sorelle, la sua città natale. Era felice. Da due anni è stata allontanata da Trento. Ora il poter ritornarvi le pare un sogno. La ho salutata col cuore in sussulto e le ho dato un baciò da portare alla sua mamma, alla mia maestra di una volta. E per me, per i miei genitori, quando verrà 1'ora della liberazione? Eppure qualche cosa deve accadere che renda la nostra posizione più chiara. I Vermigliani hanno già preparati i bagagli da un paio di settimane; pareva sarebbero partiti da un giorno all' altro e invece sono ancor qui. Perché? Nessuno lo sa. Partiranno presto? Non si sa.

17 settembre.
Stasera la mia scolara di Vermiglio mi ha detto che lunedì partirà il primo convoglio di Vermigliani. Ieri a Vienna una persona che fa parte del "Comitato pro fuggiaschi" m'ha detto che crede possibile l'ottenere ch'io rimpatri qualche sospetto per politica.

20 settembre.
Ogni giorno partono profughi alla spicciolata. A vederli andarsene, se non felici, lieti almeno d' esser liberati dal "Lager", quelli che sanno di dover rimanere li seguono collo sguardo pieno di nostalgia. Ci sono però di quei profughi, per i quali l'ora del rimpatrio non è la più desiderabile. Tanti poliziotti, tanti capi-baracca, tanti capi sezione, che qui fanno sfoggio di autorità, e che senza lavorare son mantenuti assai meglio degli altri, costoro non invocano certo l'ora del rimpatrio. Qual è il loro compito? Far tacere la moltitudine e dir bene dell'amministrazione del "Lager". Quando passo davanti alla baracca dei poliziotti e li vedo sorridenti e spavaldi oziar sulle panche, mi domando se non sarebbe tempo che dessero il cambio a certi poveri soldati che da tanto tempo son sul campo.

Verso il terzo inverno di esilio.


21 settembre.
La finestra della mia stanza guarda sul cortile che sta davanti alla cucina del Barone. Oggi si portò fuori un recipiente pieno di bucce di mele e si pose in terra, poco distante dalla mia finestra. In un attimo il recipiente fu circondato da ragazzetti che si misero a mangiare avidamente quelle bucce. Povere creature! I frutti dei campi bagnati dal sudore dei vostri padri, altri li ha goduti; e voi ora siete qui affamati e vi par gran ventura poter impadronirvi di un po' di roba che era destinata per i porci. Più disgraziati del figliol prodigo, voi poveri innocenti, menate qui una vita più stentata, più angosciata di colui; perché non vi dà speranza il pensiero di un padre cui ancora ricorrere: i vostri genitori sono più affamati di voi.

22 settembre.
La Superiora dell'Orfanotrofio mi ha mandato per mezzo di un ragazzo un pacchetto. Era un bel po' di zucchero che ho portato subito alla mamma. Poi sono andata a ringraziar la Suora. Mi ha fatto una gran carità a regalarmi quello zucchero: da comperare si trova a stento; e se c'è, bisogna pagarlo a 9 K il kg.

23 settembre.
Da un mese do lezione di lingua tedesca a una scolaretta di Vermiglio che partirà presto. Oggi è venuta la sua mamma a salutarmi. Voleva ch' io le dicessi   quanto doveva darmi per le mie lezioni, e pur avendola io assicurata che non volevo nulla, essa volle darmi alcune corone. Ed insistette, e con tanta umiltà, con tanta riconoscenza, con tanta delicatezza che non potei rifiutare il gruzzoletto. Stasera sono andata un po' a passeggio colla mamma per il "Lager". Essa vede che non sto punto bene e fa quanto può per tirarmi avanti. Non un ditale di vino, non un cucchiaio di latte, non un gocciolo di caffè si può avere. Solo una porzione di salsa di pomodoro e pochissima pasta senza condimento stasera a cena.

24 settembre.
Oggi l'Ispettore avvisò le maestre che tenessero nota degli scolari assenti; perché le assenze verranno punite dall'Amministrazione ritirando per ciascun giorno i 20 centesimi che ricevono i profughi quale sussidio. Tale punizione gioverà certamente a render la frequentazione più regolare, ma non già più proficua. Le classi non sono ancor stabilite, perché a far ciò si aspetta che siano partiti i Vermigli ani ; ma si dice che i treni sono impediti dai militari ed essi son sempre qui. Si dice che verrà data una forte offensiva in val di Fiemme, presto. Ah, ma la pace, la pace non verrà dunque più? E la nota del Papa sarà stata una voce gridata al deserto?

25 settembre.
La mia collega Domenica Girardelli è venuta a trovarmi e m'ha portato un pezzo di torta che le hanno mandato dal Tirolo. S'è fermata un poco presso di me e discorremmo di scuola. È così giovane ed è ormai così stanca! Essa mi disse: "Mi sento una spostata: non posso rassegnarmi a continuare con una scuola tale. Piuttosto domanderei altro impiego". Povera cara collega! Dio ti libererà un giorno da questo "Lager" e tu andrai a lavorare in un paesello laggiù nel nostro Trentino; ma non illuderti! La croce che ora grava sulle tue spalle, non la lascerai qui: la porterai con te. E la sentirai sempre più dolorosamente, perché quanto più si va innanzi negli anni, tanto più si sente la responsabilità del proprio ufficio e sempre più si sente la difficoltà del proprio lavoro e la noncuranza altrui.

26 settembre.
Sono stata a passeggio cogli scolari. Tornai in baracca stanca, irritata, dispiacente per il cattivo contegno della maggior parte di quei ragazzi. Eppure non si può farne loro gran colpa. Sono affamati, nervosi, consci della barbarie di cui son vittime, ribelli contro quanto si vuol loro imporre anche per loro bene. E quel ch' è peggio hanno una vera mania pel vandalismo. Le finestre delle scuole e di altri edifici pubblici sono bersaglio delle loro sassate; rendono inservibili le fontane; sfondano i reticolati; calpestano le aiuole; rubano nelle cucine, nei negozi, dappertutto ove arrivano. Ai rimproveri e alle ammonizioni, rispondono con certe domande cui una povera maestra non sa che rispondere alla sua volta: "E a noi non hanno rubato tutto in Tirolo?" "Perché non ci lasciano andare e non si liberano di noi ?" "Se noi siamo vandali, che cosa sono quelli che hanno distrutto le nostre case ?"

27 settembre.
Nella baracca dove si trovano i miei genitori oggi son venuti altri ospiti: ora nella stanza son nove: tre uomini, due donne, tre ragazze, un bambino: tre famiglie.
I nuovi venuti sembrano buona gente, e si sono subito mostrati deferenti e cortesi verso i miei genitori; pure il convivere in una sola stanza tre famiglie che prima non si conoscevano, non è la cosa più bella.


28 settembre.
Si dice che per intanto i passi restan chiusi per chi volesse recarsi in Tirolo. Devono esserci laggiù dei gravi, violenti combattimenti. La mia collega che doveva partire il 24 corro è ancora qui, nè sa quando potrà andarsene. Intanto non si può presto più tirare avanti. Solo per gran favore la mamma ha potuto comperare un po' di patate a 1 K il kg. Ma ce ne vorrebbero delle corone! E io non ne ricevo abbastanza per sfamar neppure me stessa.

29 settembre.
Le baracche sono state costruite per i profughi; e qui i profughi sono tirolesi italiani. Ma non tutte le baracche sono uguali e non tutte ammobiliate nella medesima maniera. Ci sono quelle ove i poveri profughi sono costretti a viverci ammucchiati, e dormire sui miserabili pagliericci privi di lenzuola, mal riparati dal freddo nell'inverno, tormentati dalla caldura e dalle cimici in estate. E vi sono baracche colle linde stanzette bene ammobiliate: coi letti elastici, abbondante biancheria e molte coperte: anzi si vedono coperte fin sul pavimento e di coperte son tappezzate le pareti. In ogni stanza c'è un letto o tutt'al più due. E queste stanze per chi sono? Per gl'impiegati tedeschi, d'ambo i sessi, che son qui numerosi, a far denari col pretesto che sono necessari per il buon andamento dei lavori.

3 ottobre.
Benché monotoni, passano rapidi i giorni. Passano i giorni; è prossima l'apertura delle scuole in Tirolo; da Vattaro non m'è più giunta notizia. Che cosa posso ormai più sperare? Non c'è che rassegnarsi a un terzo inverno di esilio, come i poveri soldati superstiti dovranno rassegnarsi a una quarta campagna invernale.

Incomincia la scuola regolare.


4 ottobre.
Sono venuti a pesar gli scolari: una signora, una signorina, un uomo addetto alla "Croce Rossa". I poveri ragazzi, che da tre anni non bevono latte, son magri e nervosi. Salivano sulla bilancia con una cert' aria sdegnosa che diceva: "Dateci da mangiare e pesateci poi". Le fanciulle, quasi tutte esili e pallide, la maggior parte coi sintomi della tubercolosi, sorridevano mestamente. lo peso 56 kg; Il di meno che prima dell' esilio.

5 ottobre.
La mia mamma ha ricevuto un vestito per l'inverno, tanto leggero, tanto misero, che sembra dato per beffarsi della povera donna che aveva bisogno di qualche cosa di meglio. Era indispettita, esasperata, mortificata. lo penso di portare quel vestito a Vienna e farlo vedere al "Comitato profughi". Intanto oggi sono andata dalle Suore e ci ho trovato un conforto. La Superiora aveva ricevuto una lettera da Sua Altezza il Principe Vescovo, e in essa l'Augusto Pastore rammentava con bontà anche la povera maestra. Ed io ripenso con affettuosa e riverente tristezza alla paterna venerabile figura del nostro Vescovo, e mi pare un sogno il ricordo di quel giorno in cui m'inginocchiai davanti a Lui e ricevetti la Sua benedizione là nell' abbazia di Heiligenkreuz.

6 ottobre.
Oggi s'è finita la scuola provvisoria. Lunedì incomincerà la scuola regolare. Anche quest' anno avrò la quinta classe femminile. Le ragazze, quando lo seppero, diedero segni vivissimi di gioia e qualcuna in modo tale che io mai l'avrei immaginato. Ed ora, anche il rimpatrio non ha più per me l'attrattiva di prima. Qui ho molto da soffrire, ma la scuola mi dà un conforto che non mi darebbe quella dov' ero prima. Ho sessanta giovinette, fra i 12 e i 14 anni, tutte piene di buona volontà, felici di essere nella classe quinta, vivaci e affettuose. L'orario quest' anno lo ho regolare e così la scuola non mi costerà la fatica dell' anno scorso.

7 ottobre.
La festa del S. Rosario! Com' era bella e devota nel mio paese! Era una delle feste più belle dell' anno, una delle maggiori solennità. Qui nell'esilio le feste son quasi più tristi degli altri giorni, forse perché ci fanno sentire viepiù la nostalgia.

8 ottobre.
Primo giorno del nuovo anno scolastico. La scuola era affollata. In parecchi banchi c'erano tre fanciulle per ciascuno, mentre potrebbero starcene solo due. Si mostrano buone e volonterose ...

10 ottobre.
Sono andata e tornata due volte dalla baracca dei miei genitori. Hanno cotto le patate e le abbiamo mangiate insieme. E una rarità poter aver patate ora. Si dice che sia proibito il venderle e il comprarle senza tessera. Il "negoziante" che c'è nella mia baracca parte la mattina presto e torna la sera con alcuni kg di patate, ch' egli nasconde alle guardie non so come; qui le vende a 1 corona il kg, ma solo per piacere, a chi vuole; e gli altri lo pregano invano. Dover mendicare una patata, col denaro in mano, è terribile.

Il fatto di Wagna.


11 ottobre.
L'Eco del Litorale narra un fatto luttuoso avvenuto nell'accampamento di profughi di Wagna. Ai 4 corr. ci fu in quell' accampamento una dimostrazione di donne e di fanciulli contro i gendarmi. Un gendarme, vedendosi assalito dalle grida e anche dai sassi, fece uso dell' arma contro le donne e i fanciulli; tirò un colpo di fucile, ed un fanciullo di circa 10 anni, certo Pudi da Pola, cadde a terra col petto squarciato e morì dopo brevi istanti. Una commissione parlamentare, formata dai deputati dr. Degasperi, Pittoni, Gostincar e Kruschka assieme ai deputati del Friuli dr. Faidutti e dr. Bugatto, si recò a Wagna a fare un'inchiesta sopralluogo.

12 ottobre.
Ai 9 corro nella seduta del "Comitato profughi" i fiduciari delegati diedero relazione del fatto di Wagna, che fu vivamente discusso. Indi si presero parecchi deliberati, fra i quali:
1) la Camera dei deputati prende a conoscenza la relazione della commissione fuggiaschi sui fatti avvenuti il 4 ottobre nell'accampamento di Wagna deplorando vivamente l'uso delle armi, per cui cadde vittima un ragazzo innocente e chiede l'inizio mimmediato d'una inchiesta giuridico-militare contro il gendarme;
2) la Camera dei deputati deplora vivamente l'ulteriore impiego di organi dell' autorità negli accampamenti dei fuggiaschi, i quali non conoscono la lingua degli stessi.


13 ottobre.
Ieri sera c'è stata un' adunanza di Valsuganotti, i quali si misero d'accordo per lavorare energicamente affinché gl'impiegati tedeschi che ci sono nel "Lager" vengano licenziati e sostituiti da profughi italiani. Oggi "L'Eco del Litorale" narra atroci particolari intorno al fatto di Wagna. "Dall' esame necroscopico della salma del piccolo ucciso si volle venire alla deduzione che dalla ferita stessa si riconosce che il bambino  stava levando un sasso da terra, mentre invece alcuni testimoni che gli stavano vicini nel momento fatale, escludono assolutamente che egli abbia gettato sassi; anzi una fanciulla che gli corse dappresso, appena colpito, dichiara che egli cadde a terra colle mani in saccoccia. Il nome della vittima è Antonio Pudi, di padre zaratino e di madre sebenicana ; padre e quattro fratelli sono in guerra, due sorelline piangono colla madre la sua morte prematura".

14 ottobre.
Oggi si radunarono in quattro commissioni tutti i profughi per eleggere dal loro seno un rappresentante su ogni cento individui. Costui dovrebbe poi prender parte all' amministrazione dell' accampamento, finora esercitata da soli Tedeschi.Se son rose fioriranno! C'è da temere che questa innovazione non sia che un pugno di polvere negli occhi dei profughi o un bell'osso gettato in bocca ad un cane per farlo tacere. Quando quelli che ora "menano la malta" avranno ammesso all'amministrazione anche Italiani, avranno forse soggezione a fare il proprio tornaconto? E non potranno farlo ancora? Il "Lager" non è per il bene dei profughi: è per l'interesse dei Tedeschi: essi sono i figli, noi gli schiavi.

15 ottobre.
Nell' Eco del Litorale del 14 corro si descrivono le condizioni insostenibili di Wagna e si soggiunge che ivi tutti gli uffici pullulano di impiegati e specialmente di signorine tedesche non fuggiaschi, i quali occupano dei posti che potrebbero essere benissimo affidati a delle povere fuggiasche. I magazzini, le officine, i laboratori sono in mano dei Tedeschi. Il corpo dei pompieri è formato esclusivamente di militari tedeschi esonerati e di prigionieri russi. La differenza nelle paghe e nel trattamento fra impiegati tedeschi e impiegati italiani sarà argomento d'un apposito articolo. Di questi giorni il Luogotenente Clary visitò l'accampamento di Wagna, dove volle personalmente convincersi della situazione. Parlò con parecchi profughi e con la madre del piccolo ucciso Pucli.

16 ottobre.
Le condizioni di Wagna sono insostenibili, si capisce. E i fatti ivi avvenuti sono atroci. Ma le condizioni di Mitterndorf sono migliori? Qui non si ebbe a deplorare un bimbo ucciso da una palla, ma i bimbi maltrattati, disprezzati, spenti lentamente, si potrebbero contare a centinaia. Anche qui i magazzini, le officine, i laboratori pullulano di Tedeschi e Tedesche. Per essi son le migliori baracche. E mentre migliaia di profughi mancano di lenzuola e hanno pochissime coperte, le stanze dei Tedeschi ne son tappezzate. Per essi vestiti e scarpe di lusso a richiesta, per noi neppur zoccoli quando ne abbiamo bisogno; neppur pochi metri di stoffa, pagandola.

I Vermigliani.


17 ottobre.
Partirono i Vermigliani. Sono andata ad accompagnare la mia collega fino alla stazione. Erano 500 profughi che rimpatriavano. Rimpatrieranno? Non subito, non del tutto per ora. Ma vanno nel Trentino .. La banda li accompagnò alla stazione e suonò. lo mi sentivo il cuore stretto. Guardavo quei rimpatrianti, ma nel viso di ben pochi scorsi un po' di gioia: andavano curvi sotto i loro fardelli e molti piangevano, e si voltavano e facevano cenni d'addio verso il cimitero. Oh, quante, quante famiglie già numerose, ora son ridotte a pochi individui che partono piangendo i morti che rimangono! Il Commissario barone de Imhof e l'ingegnere salutavano affabilmente, porgevano ai profughi la mano, certi che questa loro aristocratica degnazione li compensi di tutte le ingiustizie, di tutti i maltrattamenti qui subiti.
(La popolazione di Vermiglio ottenne il permesso di rimpatrio in seguito alt' elevato numero di decessi che la decimarono. Si prese a cuore la sorte dei Vermigliani il dotto Botteri, che, scortato, si recò a Vienna a perorare la loro causa presso le persone e gli uffici competenti).


18 ottobre.
Tornata dalla scuola, stasera, ho trovato sul tavolo un graziosissimo panierino pieno di belle mele, con una letterina affettuosissima scritta dalle mie scolare di Vermiglio. Care fanciulle! Esse hanno voluto, prima di partire, preparare una sì dolce soddisfazione alla loro maestra. Mi pregano d'accettare il piccolo dono, assicurandomi che il loro cuore avrebbe desiderato far di più. E mi promettono di portar con sè nella cara patria il ricordo affettuoso e riconoscente della maestra che le ha amate tanto. Dio vi benedica, figliole! Da voi sole ebbi sollievo e conforto nell' esilio; per voi mi fu giocondo il lavoro, dolce la fatica. Vi saluto con affetto materno. Andate; salutate per me l'aria della patria e ditele che anelo a respirarla.

19 ottobre.
Il cappellano di Vermiglio (don Saverio Mochen) è venuto nella baracca delle maestre a salutarle, ché domani partirà colla sua gente. È il sacerdote che più s'è accaparrata la stima dei profughi: quello che più li ha edificati, quello che più ha lavorato per le loro anime. Sempre a disposizione di quanti avevano bisogno della sua parola e del suo aiuto, egli attese in modo particolare con ammirabile carità a visitare gl'infermi e al confessionale. Sempre serio e tranquillo, raccolto e devoto, cortese e caritatevole, umile e dignitoso, ognuno vedeva in lui l'uomo di Dio, innamorato di Cristo, felice del suo amore; tutto cuore per il suo prossimo; senza fiele, senza pretese, senza debolezze; pieno di comportamento, di riguardo, di attenzioni per chiunque. Dio lo benedica! Oggi fu visto piangere con chi piangeva i suoi poveri morti. Tutti piangevano la sua partenza. Oggi è morto un tale del mio paese: questa morte m'ha impressionata; m'ha avvertita ancora una volta che è pazzia l'arrabattarsi per questo mondo, che vale "è la pietà che l'uomo all'uomo più deve".




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25/02/2023
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