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IL COLLE DI S.OSVALDO E LA SUA CHIESA
NELLA 1A GUERRA MONDIALE
di Luca Girotto
Questa foto storica (prop. di S. Murara) raffigura la chiesetta poco dopo la fine della Grande Guerra.
Al momento dell'entrata in guerra dell'Italia a fianco dell'intesa, il 24 maggio 1915 l'impero austro-ungarico non disponeva più di forze sufficienti a difendere la tortuosa ed accidentata linea di confine nel Trentino orientale.
Questo a causa dell'immane sforzo militare richiesto dai combattimenti sui fronti balcanico e russo, ove trovavansi impegnate tutte le pur vaste risorse belliche della duplice monarchia.
Gli strateghi asburgici avevano perciò già messo in conto l'immediato abbandono di ampie zone di confine allo scoppio delle ostilità: l'intera Valsugana orientale e la conca del Tesino erano fra queste. Le scarse truppe austriache, in tutto quattro reparti di Standschützen e un battaglione della Landsturm per un totale di circa tremila uomini, sin dalla fine di maggio si trincerarono su una linea che coincideva esattamente con il crinale principale della catena dei Lagorai, una successione di aspre creste, strette forcelle e rocciose cime che si estende per circa 55 chilometri da sud-ovest a nord-est tra il monte Panarotta e il passo Rolle. Davanti a questa linea, definita "di resistenza", sorgevano una serie di posizioni avanzate, con la funzione di avamposti, e di osservatori nei confronti dei movimenti delle forze italiane.
Pilastro dello schieramento austriaco a dominio della Valsugana era il monte Panarotta, sul quale, all'inizio del conflitto, si trovavano qualche reparto trasmissioni, una moderna batteria d'artiglieria germanica ed una batteria austriaca con sei vecchi pezzi da 120 mm.
Nel luglio successivo il reparto Standschützen Zillertal ( 350 uomini ) si schierò sul crinale tra Panarotta e Fravort collocando alcuni avamposti sulla linea Sant'Osvaldo-Voto-Valcanaia e nelle malghe fino a monte Colo. Per tutto il 1915 l'attività bellica in questa zona fu limitata ad azioni di pattuglie, dato che lo schieramento italiano non si spinse oltre Roncegno in fondovalle né oltre Ronchi e Torcegno sui monti a nord.
Nell'aprile 1916, dopo l'occupazione italiana di monte Colo ( 9 febbraio ), lo schieramento austriaco era ormai consolidato, stante l'immobilismo dell'avversario, sulla linea Novaledo-monte Broi-Spigolo Frattasecca-Cinque Valli-Serot-malga Trenca-monte Cola.
In posizione ancora più avanzata, il cocuzzolo di Sant'Osvaldo era circondato da due trincee sovrapposte, l'ultima a pochi metri dalla chiesetta omonima.
Sotto di esse, al margine superiore del Prà del Voto, un lungo trincerone rafforzato alle estremità da due robusti blockhaus e protetto da ampie fasce di reticolati sul pendio antistante, rappresentava il primo sbarramento.
La posizione era guarnita da due compagnie del I° reggimento Landschützen.
Tra il 4 e il 6 aprile 1916 si scatenò il primo assalto italiano alla posizione, lanciato da una compagnia di fanteria e dai circa 200 uomini della "Compagnia Volontari Esploratori" della 15a divisione, conosciuta anche come "Compagnia della morte", al comando del capitano Cristoforo Baseggio.
Si trattava di un reparto costituito esclusivamente da volontari di tutte le armi, impiegato in azioni di sorpresa e ricognizioni ad ampio raggio, che per certi versi funse da antesignano dei reparti "arditi".
Con oltre 50 cm di neve sul terreno e con temperature vicine allo zero, gli italiani si slanciarono sulle trincee avversarie in dissennati attacchi frontali che ne decimarono le fila con l'unico risultato di catturare qualche decina di prigionieri.
Per tre giorni la lotta infuriò in violenti corpo a corpo, con ripetuti attacchi e contrattacchi che disseminarono di cadaveri le abetaie e fecero cambiare padrone per sette volte alle trincee che circondavano la chiesetta, finché dei 200 uomini della "Compagnia della morte", il 6 aprile, solamente 57 erano ancora in grado di combattere.
I combattimenti ebbero allora una pausa, che impedì agli italiani di cogliere il momento favorevole.
Subito dopo che i volontari esploratori, sfiduciati e decimati, avevano ripiegato verso valle, il capitano Habermann, comandante del presidio austriaco di Sant'Osvaldo, non ritenendo più possibile resistere aveva infatti ritirato i resti delle sue due compagnie sulla retrostante e più elevata quota 1623 dello Spigolo della Frattasecca lasciando alla chiesetta solo un avamposto votato al sacrificio.
Contro ogni aspettativa asburgica, tuttavia, le regie truppe non insistettero.
Le operazioni d'attacco ripresero solamente il 12 aprile, quando gli italiani lanciarono 7000 uomini in un'offensiva ad ampio raggio sui due lati della Valsugana.
Contro Sant'Osvaldo e lo Spigolo Frattasecca operavano circa 1800 fanti dell'84 reggimento che, evitando rischiosi attacchi frontali, riuscirono ad occupare di sorpresa il cocuzzolo della chiesetta grazie ad una manovra aggirante sul versante di Val Larganza.
Mentre una compagnia, sul costone di Valcanaia, simulava un attacco frontale da sud ed attirava l'attenzione austriaca, altre tre compagnie operavano infatti un progressivo avvolgimento della posizione da est e da nord, ove il terreno si presentava più accessibile, penetrando di sorpresa nel dispositivo difensivo avversario con una superiorità numerica di sei a uno.
In meno di due ore di lotta la posizione cadde in mano italiana al prezzo di soli 22 caduti (quelli austriaci furono una quarantina) e con la cattura di 19 prigionieri.
La sera stessa del 12 aprile le forze italiane riuscirono a portarsi sul soprastante ripiano di q. 1581, ma il proseguimento dell'azione lungo Io Spigolo Frattasecca e in direzione di Erterli, pianificato per il giorno seguente, dovette arrestarsi ben presto di fronte alla neve alta oltre un metro ed alla resistenza austriaca, dopo la perdita di 5 morti e 24 feriti.
Ma Sant'Osvaldo ed il soprastante cocuzzolo (q. 1581) rimasero in mano italiana solo per pochi giorni.
Posizione avanzata attaccabile da tre lati, priva di ricoveri e con trincee embrionali ancora immerse nella neve, alle ore 9 del 16 aprile la cresta boscosa fu investita da ovest, lungo il crinale, e da nord, da VaI Larganza, da due battaglioni austriaci (viennesi del 40 regg. Deutschmeister e ruteni del 63° regg.) che in un'ora e mezzo spazzarono via ogni difesa, massacrando o catturando quattro compagnie di fanteria italiana prima ancora che l'artiglieria avversaria potesse iniziare un'azione di disturbo.
Solo poche decine di superstiti si precipitarono giù per i boschi, riuscendo ad imbastire una certa resistenza qualche centinaio di metri più in basso, a Prà del Voto, ma di fronte agli attacchi austriaci dei giorni successivi il comando italiano, il 23 aprile, ordinò il ripiegamento generale su Tesobbo e Roncegno.
L'offensiva austriaca in Valsugana, dal 16 al 23 aprile, era costata agli italiani circa 1050 soldati fuori combattimento.
Da parte loro, gli austroungheresi avevano perso nella lotta tra i boschi oltre 1600 uomini.
Sant'Osvaldo ritornò quindi saldamente in mano asburgica, perdendo poi ogni importanza come osservatorio ed avamposto in conseguenza dell'offensiva austriaca del maggio 1916, che spostò il fronte di Valsugana sulla linea del torrente Maso.
Solo al termine del conflitto, il 4 novembre 1918, le truppe italiane rimisero piede in quelle trincee che mai avevano potuto conquistare stabilmente in tanti mesi di lotta.
Luca Girotto
Boschi sotto il colle di Sant'Osvaldo marzo 1916
La Chiesetta di S. Osvaldo
La prima notizia certa dell'esistenza di una chiesa dedicata a Sant'Osvaldo sul Monte di Roncegno risale al 1585: "costruzione lunga circa dieci passi, la porta d'ingresso volta ad oriente, l'altare sotto una piccola volta, senza pala e senza ornamenti".
Si trattava dunque di una chiesa di carattere devozionale, costruita dalla popolazione tedescofona immigrata nella zona tra XIII e XVI secolo oggetto di una certa venerazione e meta di pellegrinaggi. Le azioni di guerra avvenute in zona durante il primo conflitto mondiale ridussero a macerie la chiesa di Sant'Osvaldo, riedificata nel 1920 e successivamente restaurata nel 1967.
Passeggiata verso la Chiesa di S.Osvaldo
Si sale in macchina da Roncegno fino alla loc. Cinquevalli (parcheggio al bar, ristorante Cinquevalli).
Partendo da qui, ci si avvia, salendo, verso il torrente Argento e, oltrepassato il ponte di legno, si imbocca la strada sulla sinistra e si prosegue attraverso il bosco di abeti per circa un chilometro.
Al primo bivio si svolta a destra e dopo circa 500 metri si giunge alla chiesetta di S.Osvaldo che domina il colle.
Una lapide ricorda i cruenti combattimenti dei giorni 3-6 aprile 1916 e una seconda lapide la conquista del colle avvenuta il 12 aprile 1916.
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