Le opere di fortificazione - Gruppo Alpini Roncegno

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Le opere di fortificazione

La 1a G.M.



LE OPERE DI FORTIFICAZIONE

di Vitaliano Modena



Diverse persone ricordano che loro parenti lavorarono prima della guerra alla costruzione di strade e opere di difesa sugli altipiani, sulla Panarotta e sui monti della Valsugana.  
Il papà lavorò con il mulo alla costruzione del forte sul Pizzo.
So di altri che prestarono la loro opera nella realizzazione di strade e di fortificazioni sulle montagne della nostra valle.
Mio padre era a casa perché rivedibile.
Lo chiamarono con lo zio Nane a lavorare a una strada sulla Rocchetta di Borgo e in Piné.
 
In cambio dell' esperienza e della capacità lavorativa che erano riconosciute, gli operai ricevevano un compenso non trascurabile.
Chi prestava l'opera con il proprio mulo percepiva una maggiorazione sul salario.  
Vediamo da quando queste opere si iniziarono, con quali scopi e chi interessarono.
Rìandìamo per questo anzitutto i fatti della terza guerra per l'indipendenza che aveva coinvolto anche paesi della Valsugana situati sul fondovalle e, per quanto ci riguarda, Roncegno, dove erano avvenuti fatti significativi.
La nostra valle era stata teatro dell'impresa gloriosa e sfortunata guidata dal generale Medici, che in venti due giornate (luglio-agosto 1866) di avvenimenti, di fatti d'armi e di delusioni, aveva occupato questo territorio fino a Pergine (con la puntata di alcuni reparti fino in Valsorda, alle porte di Trento).
A Pergine il generale Medici aveva ricevuto l'ordine, la notte dell'8 agosto, di ripiegare su Primolano e di concludere la ritirata entro l'11. (Il 26 luglio era giunto l'annuncio della sospensione delle ostilità per effetto dell'armistizio austro-prussiano).
Il richiamo ai fatti sopra sintetizzati riguardanti la terza guerra per l'indipendenza, è imposto dalle decisioni che, proprio per l'esperienza di quella guerra, vennero prese dall' Austria subito dopo la firma della pace: fortificare il Tirolo.
Scrisse R. Gasperi: " Il 12 aprile 1867 il ministero della guerra ordinava che venissero assunti e descritti nei mesi di giugno e luglio dall'i.r. Stato Maggiore Generale tutti i punti militari,importanti per via di fortificazione, dell'Impero".



Militari e lavoratrici dell' Anbau, distesi: a sinistra Antonio Boller e a destra Mansueto Boller  

Queste fortificaztonì, ordinate dal generale Kuhn, erano da realizzarsi a difesa di Trento, di Mezzolombardo, del bacino dell'Avisio, della zona delle operazioni del generale Medici (quindi della Valsugana), di Vallarsa e Rovereto, di Mori e della Val di Gresta, della zona in cui aveva operato Garibaldi (Riva-Penale-Giudicarie) (Gasperi, L'amara prova de/1866.).
Per quanto riguarda la Valsugana, si doveva collocare batterie a Castel S. Pietro e a S. Giorgio di Borgo, costruire il campo trincerato della Panarotta, il forte di S. Biagio a Levico, il forte di Tenna e, sugli altipiani, i forti di Cima Vezzena, Verle, Luserna, Belvedere, Cherle, Sommo Alto e Doss del Sommo.
E così avvenne. Le fortìfìcazìonì a difesa di Trento furono realizzate nell'ultimo quarto del secolo scorso, e quelle sugli altipiani fra il 1908 e il 1914. Fautore ostinato di queste ultime il gen. Franz Conrad von Hoetzendorf, sostenitore della guerra contro l'Italia che, secondo un suo piano, avrebbe dovuto essere sferrata improvvisamente nella primavera del 1909 (sia il governo sia l'imperatore l'avevano però respinto).
Annota Pieropan, studioso profondo e acuto, parlando di queste vicende
(Gianni Pieropan, 1915 obiettivo Trento. Dal Brenta al/'Adige il primo anno della Grande Guerra, Milano, Mursia, 1982-1986.): "Bisogna riconoscere il fiuto anche politico del Conrad, il quale aveva perfettamente intuito che la più grave insidia per la futura esistenza dell'impero danubiano prima o poi sarebbe venuta dalla parte italiana.
A guisa di parziale compenso all'accennata ripulsa, egli aveva però ottenuto l'autorizzazione ed i finanzia menti indispensabili per un adeguato rafforzamento della frontiera con l'Italia soprattutto in corrispondenza del saliente trentina il quale - nella mente e nelle direttive del Conrad - costituiva e costituirà sempre il settore più delicato e importante perché confìgurabile sotto il duplice aspetto difensivo e offensivo . . . è questa dunque la genesi che presiedette alla realizzazione della poderosa cintura fatta di modernissime opere corazzate che trasformò in un vero e proprio cantiere le zone montane fra l'Adige e il Brenta".
Lo stesso arciduca ereditario d'Austria Francesco Ferdinando (assassinato poi a Sarajevo) veniva più volte l'anno in Trentino a visitare le fortìfìcazionì, le caserme e tutta la preparazione bellica, ritenuta di fondamentale importanza.
E quando gli eventi si concatenarono al punto da rendere inevitabile la guerra, il programma per la costruzione delle linee di difesa procedette a ritmo sempre più serrato, coinvolgendo via via tutta la popolazione atta al lavoro, quindi anche i ragazzi al di sopra dei quattordici anni e le donne.
I nostri compaesani furono allora assegnati per lo più al settore della Panarotta e nella valle dei Mocheni.
Qui operava, fra gli altri, il giovane Silvio Pacher, geometra neodiplomato a Vienna.



Militari sulla Panarotta: Silvio E. Pacher è in prima fila, il secondo da sinistra.

Aveva il compito di tracciare strade e dirigerne i lavori di costruzione.
Nel periodo bellico le persone a sua disposizione erano soprattutto donne appartenenti all'Anbau (k.u.k. Anbau Aktion), l'organismo militare che reclutava civili per svariate prestazioni: servizi vari presso il comando militare, lavori di sterro, trasporto e batti tura di ghiaia per le strade, trasporto di materiali di vario tipo e lavori in campagna (specie dopo l'inizio del conflitto).
Mobilitati erano pure i proprietari di animali da lavoro.
I militarizzati erano sottoposti a un lavoro duro e a disciplina militare.
In compenso ricevevano un salario e, più tardi, evitarono di essere trasferiti nei lager o in Boemia.
"Il salario variava a seconda della mansione svolta, del tipo di lavoro, dell'età e del sesso; oscillava da un minimo di tre corone ad un massimo di dieci (al giorno) che spesso venivano pagate alla fine della settimana perché, soprattutto quelli che facevano il tratto più lungo, rimanevano in montagna per l'intera settimana ... Il 18 agosto 1914 ad esempio ... il salario previsto era il seguente: manovali e lavoratori in terra corone 7, donne e fanciulli corone 5, professionisti corone 9, animali da soma con mulattiere corone 14, un carro e due buoi corone 16, un carro e due cavalli corone 18, un carro e un cavallo corone 10
(Jole Pìva, "1914-1918 Pergine e la prima guerra mondiale", in Pergine e la prima guerra mondiale, Pergine, Ass. "Amici della storia", 1985.) .



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25/02/2023
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